Spinatellers

IL RIPOSO DI ERACLE

Candelabro di probabile produzione locale con Hercle (Eracle) a riposo come cimasa, bronzo

Attorno al 380-370 BC

Tomba 58C, Valle Pega

Altezza della cimasa: 10,2 cm

 

Guardando per la prima volta la figura rappresentata su questo oggetto, se ne potrebbe rimanere sorpresi: perché mai scegliere una postura così insolita per ornare un candelabro? Questo Eracle, riconoscibile dalla presenza della mazza, è molto lontano dall’eroe greco che siamo abituati a vedere nelle rappresentazioni epiche, intento a tendere l’arco o a brandire le armi. Tuttavia, questa postura a riposo fa parte di una corrente dell’arte greca nata nel quarto secolo a.C., e dimostra il trasferimento di nozioni artistiche e culturali tra Greci ed Etruschi. Potremmo forse intendere questa posa come un modo per conferire un aspetto più umano alle figure divine, in questo caso dando spazio alla parte mortale di Eracle, per collegarlo meglio al mondo domestico e alla vita quotidiana. Impugnando svogliatamente la mazza con una mano e volgendo il capo verso l’alto, il corpo dell’eroe assume una posa più intellettuale, ricordando per certi versi il famoso Pensatore di Rodin, dove il contrasto tra il corpo, la muscolatura e la sua paradossale immobilità spingono a soffermarsi maggiormente sull’aspetto introspettivo del personaggio.

Un’altra interpretazione potrebbe essere che Eracle sia a riposo per cedere il passo alla potenza della natura: lo vediamo appoggiato a un anfora, che vuole rappresentare  il dominio sulle acque – così importante per gli Etruschi di Spina – a dimostrazione della rilevanza che questo elemento aveva per loro. La stessa città di Spina era costituita da canali ed era costruita direttamente sull’acqua. Alcuni di questi canali erano navigabili, si può dire che gli  abitanti dell’antica città dovevano affrontare problemi simili a quelli che devono fronteggiare oggi i cittadini di Venezia! Una palizzata in legno e un aggere di terra, erano, in un certo senso, gli antichi precursori del MOSE, il sistema di dighe messo in funzione di recente per proteggere Venezia dall’alta marea. Tuttavia, sebbene le popolazioni antiche siano riuscite a governare le acque, il cambiamento climatico e la cattiva gestione del territorio costituiscono oggi nuove sfide per i governi; basti pensare a come l’innalzamento costante del livello del mare minacci sempre di più realtà come Venezia e tante altre.

Il fiume Po, il cui ramo principale lambiva la città di Spina, collegava l’insediamento all’intera pianura padana. Nei fatti si ipotizza che una delle numerose ragioni che contribuirono al graduale abbandono della città di Spina nel terzo secolo a.C., fu dovuta alle mutate condizioni ambientali:  nel corso dei secoli il braccio del Po, scaricando i suoi detriti, allontanò progressivamente la linea di costa, distanziando in questo modo il porto dal mare e contribuendo all’interramento dell’area. È possibile che il mare, più difficile da raggiungere, abbia fatto perdere a Spina la sua importanza strategica per il commercio. Un processo simile accadrà molti secoli dopo a Ostia, il porto di Roma. L’allontanamento della  linea di costa dalla città di Spina fu un fenomeno naturale, ma è un forte promemoria di come, nonostante i progressi fatti dalla tecnologia oggigiorno, l’uomo sia impotente di fronte a certi fenomeni e potrebbe in alcuni casi trarre beneficio nell’assecondare la natura (o almeno non distruggerla!)

Prima di interrarsi, il porto fluviale di Spina, poco distante dal mare, costituì la fortuna della città: grazie a questo elemento, Spina sviluppò un fiorente commercio marittimo, in particolare con Atene. Difatti, molti degli oggetti rinvenuti nelle tombe di Spina ed esposti nella mostra provengono dalla Grecia. Ma il mare non era solamente un mezzo economico: attraverso questo elemento viaggiavano  idee, persone e innovazioni.

Questo candelabro è stato rinvenuto all’interno di una tomba nella necropoli di Valle Pega; prima di avere una funzione funeraria veniva utilizzato per illuminare una casa o un luogo pubblico. Tenete a mente che l’eroe qui rappresentato doveva essere circondato da quattro candele poste intorno a lui, cambiando completamente il modo in cui noi lo vediamo adesso. Immaginate questa fonte di luce circondata dall’oscurità, immaginate le ombre sbalorditive che doveva proiettare sulle pareti circostanti. Agli occhi degli spettatori, Eracle sarebbe potuto così sembrare vivo, e in un certo modo, diventare una presenza reale all’interno della casa.