BERE O NON BERE?

 

Kylix attica a figure rosse, Pittore di Marlay

430 a.C. circa

Tomba 264, Valle Trebba

 

Vedete questo oggetto dall’aspetto circolare e concavo? La sua forma vi è familiare? Forse sì. A prima vista può ricordare un piatto, tuttavia nell’antichità era utilizzato come coppa per bere. Il suo nome? Kylix. Osservandone la decorazione, si potrebbe dire che le immagini presenti su questo recipiente sono piuttosto violente, e in effetti lo sono. Uno dei lati esterni raffigura una scena della guerra di Troia; Aiace, un guerriero greco, afferra una giovane principessa troiana, Cassandra, con l’intenzione di violentarla. Sul lato opposto, un’altra giovane ragazza cerca di sfuggire al suo inseguitore, mentre un uomo barbuto osserva la scena. All’interno della coppa sono raffigurate due donne; in questa scena, Cassandra si sporge verso un altare cercando di evitare l’ascia che Clitennestra, moglie del re Agamennone, sta calando su di lei.

 

Se siete amanti dei dettagli…

La kylix proviene dalla tomba 264 della necropoli di Valle Trebba e fu prodotta attorno al 430 a.C. Il reperto è stato attribuito al ceramografo attico chiamato dagli studiosi “Pittore di Marlay”. Considerando che la coppa è stata rivenuta nella necropoli etrusca di Spina, è possibile che le scene riprodotte su questo oggetto assumessero un altro significato? E perché ci sono riferimenti alla morte e al sacrificio?

Prima di essere deposta in una tomba, questa coppa venne forse utilizzata a Spina da uomini e donne intenti a bere e discutere in un clima di grande convivialità. Di cosa potevano parlare? La coppa stessa potrebbe aver fatto da spunto per la conversazione? Chissà, forse la sua vista colpirà pure voi, durante la visita al museo.

La violenza sulle donne è ancora oggi un tema centrale della cronaca: se analizziamo la questione da una prospettiva moderna, non è ancora del tutto chiara la connessione tra le immagini rappresentate sulla kylix e lo scopo per cui questo oggetto era stato realizzato. Perché qualcuno nell’antichità avrebbe scelto di “raccontare” tali storie, soprattutto a un gruppo di persone inebriate dal vino? Se è possibile ipotizzare che nel corso dei simposi, per intrattenere gli ospiti, venissero raccontati degli episodi mitologici, la domanda da porsi è: perché narrare una storia di violenza? Potrebbero essere state usate come spunto di riflessione, con l’obiettivo di impartire una lezione? Ad esempio, un monito per ricordare ai presenti lo sventurato destino che gli dei riservarono ad Aiace e alla sua stirpe per aver commesso violenza? Oppure il motivo iconografico è stato scelto dal pittore semplicemente perché “accattivante”?

Sfortunatamente, a molte di queste domande non siamo in grado di rispondere, ma una cosa è certa: questa kylix è un oggetto unico. Per la sua importanza è stata esposta nella mostra di Comacchio e sarà esposta al Museo archeologico Nazionale di Ferrara per la celebrazione dei 100 anni della scoperta di Spina. Così avrete la possibilità di vederla di persona e provare a rispondere alle domande ancora irrisolte!